PASSO GAVIA

Nome\Numero
 
Paese
 
Regione - Provincia
 
Altezza
 
Località base
 
N.tornanti
 
Lunghezza
 
Apertura
 
Abbinabile a  N.
 
 
Passo Gavia 
 
Italia
 
Lombardia, (SO) (BS)
 
2618 m.s.l.m.
 
S.Caterina Valfurva, Ponte di Legno
 
28
 
33km. S.Caterina (SO) Ponte di Legno (BS)
 
Estiva
 
 
 

Il Passo Gavia (2651 m.),si trova in Alta Valtellina e mette in comunicazione nella stagione estiva le province di Sondrio e Brescia, il Gavia è uno dei valichi alpini più alti di tutta Europa.
 
Si raggiunge percorrendo 23km. da Bormio in direzione Santa Caterina Valfurva, continuando poi la SS 300 fino al passo, oppure si può risalire lungo i 13km che lo separano da Ponte di Legno.
 
Il Gavia è probabilmente il passo più impegnativo che ho mai affrontato. La strada si presenta stretta e con l'asfalto ceduto in molti punti. Inoltre   per buona parte del versante Bresciano non vi sono parapetti,  basterebbe dunque un piccolo errore per finire nel vuoto.
Sempre su qiesto versante la corsia è praticamente singola, ma ovviamente a doppio senso, dunque segnalate la vostra presenza con il clacson dietro ad ogni curva.

Passo Gavia - valtellinainmoto.it 3
 
Per affrontare il passo Gavia è necessaria una certa sicurezza e confidenza della propria moto, per chi non abituato a guidare su strade strette di montagna consiglio di intraprenderlo la mattina presto o il tardo pomeriggio, in quanto nelle ore centrali della giornata può risultare molto trafficato.
Il traffico sul passo Gavia è purtroppo aperto anche ai camper, se ne incontrete saranno veramente pochi i posti dove sorpassare. E se un camper incontra un altro camper? bè in quel caso ringrazierete dio di essere motociclisti cheeky
                   


 
                             Un pò di storia
 
L’origine della strada del Passo Gavia è molto antica: sin dal Medioevo si ha testimonianza delle numerose carovane di mercanti che, provenienti dalla Repubblica di Venezia, lo attraversavano per collegarsi alla Via Imperiale d’Alemagna per raggiungere la Germania, il Tirolo e i paesi del nord Europa.
 
 
I mercanti, dopo aver valicato il passo e attraversato la Valfurva, giungevano a Bormio ove vi era un’antica dogana per il pagamento dei dazi delle merci che vi transitavano.
L’ascesa al Passo avveniva solitamente con dei muli carichi di merci tra mille pericoli: i numerosi caduti nel tentativo di compiere la traversata fecero si che questo Passo fosse marchiato con l’appellativo di Passo della Testa di Morto.
Questo macabro nome fu diffuso fino al secolo scorso, sottolineando l’amenità e le difficoltà di questo percorso che, è bene ricordarlo, un tempo veniva effettuato in ogni stagione.
Numerosi furono anche i caduti tra i contrabbandieri che utilizzavano il Passo Gavia per i loro commerci: le frequenti slavine e valanghe nonché le improvvise bufere di neve causarono molte vittime in passato.
L’ultimo episodio tristemente famoso legato a questa strada avvenne nel luglio del 1954: un camion dell’esercito con a bordo 18 alpini precipitò da un tornante causando la loro morte.
 
Notevoli lavori di ampliamento e ristrutturazione vennero realizzati in occasione del primo conflitto mondiale durante il quale, vista la vicinanza della linea di fronte, la strada divenne di fondamentale importanza strategica.
Oggi la statale ha subito notevoli migliorie tra cui la realizzazione di gallerie e la completa asfaltatura del tracciato.


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Anche se, va ricordato che la strada che arriva fino al valico, non è certo delle migliori, infatti si presenta molto stretta, in molti punti senza parapetti e con l'asfalto molto rovinato, per rendervene conto vi consiglio di visualizzare il video che abbiamo fatto.
 
                           
                                          

 

“ Monumento ai caduti sul Passo Gavia „


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A poca distanza dal rifugio Berni sorge un monumento dedicato ai numerosi caduti della zona durante la I guerra mondiale. Venne inaugurato nel 1927 per iniziativa dei comuni di Bormio e Valfurva e grazie all’impulso che diede alla sua realizzazione il padre di Arnaldo Berni che, per lungo tempo, percorse queste zone nel tentativo di recuperare le spoglie dell’eroico figlio.
 
 
Questo imponente monumento è caratterizzato da una grande aquila in bronzo che sormonta una piramide interamente in granito spiegando le sue ali al cielo.
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Attorno al basamento vi è una recinzione i cui sostegni, agli angoli, sono dei grossi proiettili (da 210) collegati tra loro con una catena. Gli stessi proiettili che venivano usati nel corso della guerra per i bombardamenti che, in questa zona, furono numerosi.

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 “ Passo Gavia: il Lago Bianco e Nero „
 

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Sulla sommità del Passo Gavia, costeggiando la strada in prossimità del rifugio Berni, vi è un caratteristico e splendido laghetto alpino di origine glaciale chiamato Lago Bianco.
 Il suo nome, al contrario di quanto sostengono le leggende fiorite in proposito, è dovuto al colore delle sue acque che assumono una tonalità quasi lattea per la presenza del limo glaciale che costantemente viene riversato all’interno dal suo immissario che scende direttamente dai ghiacciai circostanti.
 Il suo emissario invece, il Rin da Gavia, scende fino alla Valfurva attraversando tutta la vallata.
  Ha una profondità massima di circa 7,50 metri e, lungo le sue rive, si incontra numerosa la tipica flora palustre d’alta quota. Da vedere anche lo splendido crocifisso ligneo intagliato che svetta specchiandosi nelle sue acque.
 
 Leggenda sul Lago
  
Numerose erano le leggende che un tempo si tramandavano di generazione in generazione durante le 
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lunghe notti che si passavano davanti al focolare domestico. Una delle più curiose riguarda la nascita del lago Bianco e del lago Nero che oggi si trovano sulla sommità del Passo Gavia ad una ventina di kilometri da Bormio.
I due laghetti alpini sarebbero nati dalla passione tra Bianchina e Nerino, due giovani innamorati che vivevano su quelle montagne e passavano le giornate immersi nel loro amore.
La loro felicità provocò le invidie dell’acida Pinotta che, con l’intenzione di vendicarsi della loro felicità, chiese l’aiuto del mago Viz.
Il mago scatenò una forte tempesta di neve sul Passo Gavia, così gelida e impetuosa che i due malcapitati giovani vennero trasformati in due statue di ghiaccio.
Intervenne allora lo Spirito delle Acque che, commosso dalla triste sorte dei giovani, cercò di sciogliere l’incantesimo. Lo Spirito si riempì la mano di acqua e la scagliò con tutta la forza che aveva addosso ai due giovani congelati fino a raggiungere il loro cuore che, nonostante fosse ghiacciato, palpitava ancora d’amore.
Le statue di ghiaccio iniziarono a sciogliersi in lacrime che aumentarono sempre più fino a formare i due laghetti alpini che da allora vennero chiamati Bianco, in ricordo dei veli candidi della donna, e Nero, come gli occhi dell’uomo.

Da allora la leggenda vuole che, ancora oggi, i due giovani riemergano dai rispettivi laghetti ogni notte per continuare i loro dialoghi d’amore interrotti dalla tempesta.                   
  
             “ La storica tappa del Giro d'Italia del 1988 „
        
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Quella del 1988 al Gavia è stata una delle più incredibili e memorabili tappe del Giro d’Italia di sempre.
Sin dal mattino, prima della partenza, il fermento nella carovana del Giro è tanto: un improvvisa nevicata ha imbiancato la cima del Passo Gavia. Fino all’ultimo, nonostante gli sforzi per pulire la sede stradale, la tappa è in forte dubbio. Le condizioni climatiche sono proibitive e il freddo pungente.
 
 
Giunta la notizia sulla transitabilità del Passo, il patron Torrioni decide di dare comunque il via alla tappa. La gara parte da Chiesa Valmalenco e il gruppo si spacca già sull’Aprica, prima salita della giornata. Siamo alle porte dell’inizio dell’ascesa al Gavia e la nebbia e il freddo si fanno sempre più intensi.
La visibilità è minima e la bufera di neve comincia ad attanagliare i corridori. L’olandese Van der Velde, in cerca di punti preziosi per mantenere la maglia ciclamino, parte all’attacco incurante del fatto di indossare solamente una maglietta. Raggiunge la vetta per primo ma è costretto a fermarsi e farsi riscaldare per far fronte ad un principio di congelamento. Nel frattempo anche Franco Chioccioli, in maglia rosa, continua a perdere terreno sui suoi più diretti avversari.
I problemi più grandi per gli atleti cominciano però con la discesa: la picchiata che conduce a Santa Caterina prima e Bormio poi si trasforma in un calvario impietoso per i corridori.
Sul traguardo di Bormio giunge per primo l’olandese Breuking seguito dall’americano Hampsten che così conquista la maglia rosa ma la scena all’arrivo è straziante: numerosi ciclisti sono congelati e devono ricorrere immediatamente a delle coperte calde per riprendersi. Si assiste ad una scena d’altri tempi, di ciclismo pionieristico ed eroico cui non si assisteva da parecchio tempo.
Un gran numero corridori giunge fuori tempo massimo dopo essere stati costretti più volte a fermarsi lungo la discesa per non rischiare l’assideramento.
L’indomani si decise di non transitare dal Passo Stelvio, come inizialmente previsto, onde evitare che la situazione potesse ripetersi nuovamente.
fonte: Bormio3 



 

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